Adolf Hitler è stato un politico tedesco di origine austriaca, cancelliere del Reich dal 1933 e dittatore, col titolo di Führer, della Germania dal 1934 al 1945.
Capo del Partito Nazionalsocialista Tedesco dei Lavoratori e principale ideatore del nazionalsocialismo, Hitler conquistò il potere facendo leva sull’orgoglio ferito del popolo tedesco, dopo la sconfitta nella prima guerra mondiale e la grave crisi economica che seguì.
Sfruttando l’insoddisfazione delle classi medie, presentò un manifesto politico intriso di nazionalismo, anticomunismo e antisemitismo e dopo alterne vicende arrivò alla Cancelleria nel gennaio del 1933.
Nel 1934, dopo la morte del presidente Paul von Hindenburg, si attribuì per legge il titolo di Führer e Cancelliere del Reich, accentrando nelle sue mani i poteri dello Stato e instaurando un regime dittatoriale. Grazie a un possente ed efficace programma di ristrutturazione economica e riarmo militare, Hitler perseguì una politica estera estremamente aggressiva, volta principalmente a espandere il terrirotio tedesco a spese delle popolazioni dell’Europa orientale e giunse a invadere la Polonia il 1º settembre del 1939, provocando lo scoppio della seconda guerra mondiale.
Da quel momento Hitler diresse personalmente le operazioni di guerra. Grazie anche alle sue decisioni e alla sua determinazione i primi anni del conflitto furono caratterizzati da impressionanti vittorie, che permisero al Terzo Reich di dominare gran parte dell’Europa. Ma a partire dal 1942, col formarsi della potente coalizione degli Alleati anglo-americano-sovietici, la Germania dovette passare sulla difensiva e subire gli attacchi dei suoi nemici. Abbandonato dagli alleati e in condizioni fisiche e psichiche sempre più precarie, Hitler rifiutò di arrendersi. Rimasto bloccato con le truppe dall’Armata Rossa sempre più vicine, si suicidò nel suo bunker il 30 aprile 1945 insieme alla compagna Eva Braun, che aveva sposato il giorno prima.
Responsabile della morte di milioni di persone, Hitler diffuse un’ideologia nazionalista e razzista, e una politica di discriminazione e sterminio che colpì vari gruppi etnici, politici e socialiː popolazioni slave, etnie romanì, testimoni di Geova, omosessuali, oppositori politici, membri della Massoneria, prigionieri di guerra, disabili fisici e mentali, e in particolar modo gli ebrei. Segregati sin dal 1933 dalla vita sociale ed economica del Paese, gli ebrei e le altre minoranze furono oggetto dal 1941 di un piano di sterminio noto con il nome di soluzione finale.
V. Petrosino- A. De Biase